- Ci sono indiscrezioni e commenti che non si devono mai fare, vero?
- Si, bisogna evitare commenti che possano mettere in luce le proprie debolezze, passeggere o permanenti che siano. Del tipo:
Non fa per me!
Ecco, qui non riuscirò ad accostarne neanche una!
Impossibile arrivarci!
L’ho appena lanciata. Guarda come rotola!
Non “me la mandare così lontano”. Non la riprenderò più!
Non “bisogna mai lasciarsi andare” a questo genere di confessioni. Bisogna convincersi che una partita si gioca in 13 (o 11) punti e che, con un pizzico di fortuna, i propri difetti rimarranno nascosti…
- E qual’è la domanda che non si deve fare, mai?
- Paradossalmente è la domanda più frequente durante una partita… “Quante bocce vi restano?” Secondo me è una di quelle domande che declassano un giocatore e svalutano una squadra. Non solo perché bisogna sapere in ogni momento quante bocce rimangono all’avversario, ma ache e soprattutto in mano di chi queste bocce si trovano. Dalla risposta a questa domanda molto spesso dipende la tattica da adottare. Sapendo che è sempre meglio far puntare un bocciatore e far bocciare un puntatore...

A proposito di questa fatidica domanda da evitare, mi ricordo un aneddoto che risale a qualche anno fa...durante una partita di inizio torneo, un giocatore della squadra avversaria si gira verso mio fratello Jean e gli chiede: “Quante bocce vi restano?”. Jean gli risponde senza batter ciglio: “Due!”... Dopo un momento di esitazione, la persona che aveva posto la “domanda da evitare” torna alla carica: “Come due, ne avete solo una…”

E Jean ribatte fanfarone: “Si, una! Ma in mano di mio fratello...vale per due!”

- Si tratta di rivelazioni o commenti che non bisogna mai fare, non vi pare?
- Si evitate i commenti che mettano in luce le vostre debolezze passeggere o permanenti. Del tipo :
Non è alla mia portata !
Non riuscirò mai ad avvicinare le mie bocce al boccino!
E’ impossibile avvicinarsi!
L’ho appena lanciata. Speriamo bene !
Non «mandarmi molto lontano». Non ce la faccio più!
Non “passare mai" a questo genere di confessioni. Dite bene che una partita si gioca in 13 (o in 11) punti, e che con un po’ di fortuna, i vostri sbagli passeranno inosservati… - Qual è la domanda che non bisogna mai porre?
- E’ proprio quella che paradossalmente si sente di frequente durante una partita…" Quante bocce vi restano?" Questa fa parte, a mio avviso, di quelle domande che declassano un giocatore e svalutano una squadra. Poiché, in qualunque momento, bisogna conoscere non solo il numero di bocce dell’avversario, ma anche e soprattutto nelle mani di quale giocatore si trovano. La risposta a questa domanda dipende molto spesso dalla tattica da adottare. Sapendo che è meglio far tirare un puntatore e mirare un tiratore…. A proposito di questa famosa domanda che non bisogna mai porre, mi ricordo di un aneddoto risalente ad alcuni anni fa.... Durante una partita di inizio campionato, uno dei giocatori della formazione a noi opposta si girò verso mio fratello e gli chiese: " Quante bocce avete ?". Jean gli rispose senza batter ciglio: "Due " Dopo un momento di esitazione, colui che aveva fatto “la domanda che non si deve mai chiedere" ritornò alla carica: " Come due, ve ne resta soltanto una…" E Jean mentendo: " Si una! Ma nelle mani di mio fratello, vale per due!”.

George Harrison était le centre ’’de terrain de foot’’ des Beatles. Un centre génial (sans cela il n’aurait pu nous offrir ni Something ni Here Comes the Sun). Mais, quoi qu’il en soit, un centre. Le demi c’était Paul McCartney. L’ailier gauche, sans aucun doute, John Lennon. Et avec deux comme ça placés bien devant, les Fab Four pouvaient se permettre de garder dans leur équipe Ringo Starr aussi, le Gamarra de la situation.

Si vous réfléchissez bien, l’on peut faire le même raisonnement pour les familles, les bureaux, les couples, les salles de rédaction, les associations et les cercles récréatifs.

...J’oubliais : il y a ceux qui sont nés pour être arbitres. Nous en connaissons tous : chaque fois que nous entamons une discussion, leur sifflet antipathique nous perce les oreilles. Ce n’est certes pas un problème d’acoustique. Le sifflet peut se transformer en un coup d’œil, un silence, une grimace, une inclinaison de la tête. L’homme-né-arbitre – ou la femme : dans cette catégorie d’ailleurs de nombreuses femmes atteignent d’excellents niveaux – veut décider, fixer, réconcilier, apaiser. Mieux encore trancher. Par vocation, la devise de l’arbitre c’est : “Je tranche la discussion”.

Pour trancher – activité qui lui procure un plaisir presque physique - l’arbitre peut choisir d’être conciliant ou bien dur : cela dépend de sa personnalité, et de quel pied il s’est levé le matin. Puis il donne les punitions (directes, indirectes), fait des rappels à l’ordre, donne des avertissements, expulse si besoin est (puis après avoir fait son examen de conscience il décrète le nombre de jours de disqualification).

Il n’existe aucun groupe, aucune association ni même de famille qui n’ait son propre arbitre. Parfois, c’est la personne la plus sage, souvent la plus intrigante. Personne ne lui demande rien. Mais elle surgit en sautillant dans notre vie. Je me suis disputée avec mon fiancé-gardien de but ; de quoi tu te mêles ?, dit la fille-ailier gauche. Mais, lui l’arbitre, arrive tout contrit avec la solution déjà prête. Et il se peut très bien qu’il expulse mon fiancé alors qu’un simple rappel lui aurait suffi.

Et les juges de touche direz-vous ? Bien sûr, ils sont là eux aussi. Ils aident l’arbitre à décider pour les autres. Le juge de touche type se réalise dès lors qu’il signale un hors-jeu suspect. Par exemple : vous êtes à un dîner d’affaires avec une belle collègue, il vous aperçoit, il va immédiatement le rapporter au directeur de match - ne demandez pas de quel match, lui le sait – qui à la première occasion, en parle à votre femme, qui ne comprend pas et n’apprécie pas non plus ( les deux choses en même temps quelquefois).

Comment remédier à tout cela ? C’est simple : donnez un avertissement à l’arbitre et aux juges de touche. Au deuxième avertissement, carton rouge : expulsé. Ce qui est bien dans ce match c’est que c’est faisable.

- Sembra che ci siano delle rivelazioni o dei commenti che non si devono mai fare?
- Si, evitate i commenti che evidenziano i vostri difetti, che siano permanenti o occasionali. Del tipo :
Non è alla mia portata!
Non ce ne metterò nemmeno una!
Non ci si può andare!
L'ho solamente lanciata. Poi va da se'!
Non "mi mandare così lontano". Non ci riesco più!
Non fate mai queste "confessioni". Ditevi bene che una partita si gioca in 13 (od in 11) punti e che, con un po' di fortuna, i vostri difetti non saranno notati....
- Qual'è la domanda che non si deve mai fare?
- Paradossalmente è la domanda che si sente sempre più frequentemente durante una partita ...."quante bocce vi restano?". Questa domanda è, secondo me, una di quelle domande che svalutano un giocatore od una squadra. Perché, ad ogni momento, bisogna sapere non solamente il numero di bocce dell'avversario ma anche e soprattutto in che mani sono. Dalla risposta a questa domanda dipende molto spesso la strategia da adottare. Sapendo che è meglio fare tirare un puntatore e fare puntare un tiratore...