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Della nota anglofilia italiana...
Thread poster: Jean-Marie Le Ray
Jean-Marie Le Ray
Jean-Marie Le Ray  Identity Verified
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Nov 24, 2003

Salve,

Dal settembre '82 che vivo in Italia (quindi, anche se non sono cittadino italiano, mi considero come italiano di cuore), mi sono sempre chiesto come mai la lingua italiana - e, di conseguenza - gli italiani, preferiscono assorbire delle quantità astromiche di parole inglesi piuttosto che di fare lavorare la loro inventiva (visto che non ne mancate, anzi) e quello che mi piace chiamare "il genio della lingua".
Ho appena
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Salve,

Dal settembre '82 che vivo in Italia (quindi, anche se non sono cittadino italiano, mi considero come italiano di cuore), mi sono sempre chiesto come mai la lingua italiana - e, di conseguenza - gli italiani, preferiscono assorbire delle quantità astromiche di parole inglesi piuttosto che di fare lavorare la loro inventiva (visto che non ne mancate, anzi) e quello che mi piace chiamare "il genio della lingua".
Ho appena risposto ad un KudoZ ( http://www.proz.com/glossary/578587 ), e la scelta dell'asker (per rimanere in tema) mi lascia perplesso.
Dunque, la domanda era come tradurre "tracking software" in italiano. So quanto voi che software sarà sempre software, ma siccome c'è almeno la parola monitoraggio per "tracking", mi è venuto naturale proporre "software di monitoraggio".
Ovviamente, ci sono state due altre proposte per "software di tracking", e non è mancato neanche qualcuno per farmi notare que in quel contesto, si doveva dire "software di tracking" e non "software di monitoraggio" !?
Va bene, dico io, però come mai ci sono ca. 900 siti italiani che "osano" parlare di "software di monitoraggio", contro appena un centinaio di altri siti che lasciano "software di tracking". E come mai chi ha posto la domanda ha scelto proprio questa soluzione quando la proposta "italiana" era nettamente prevalente anche su Internet.
E come mai questa scelta è stata fatta da una traduttrice, se si vuole considerare che i traduttori dovrebbero essere proprio loro agli avanposti quando si tratta di promuovere la lingua italiana.
Tanto più che a questo punto interporre un semplice "di" tra software e tracking per italianizzare il concetto mi sembra alquanto ridicolo. Perché scrivere "software di tracking" piuttosto che non lasciare "tracking software"? Sarebbe pur più logico! Magari perché fa più professionale dire "software di tracking" invece di "software di monitoraggio"? Confesso che non riesco proprio a capire questa "anglofilia" a tutti i costi.

So benissimo che lanciando questo post mi farò fulminare dalla maggior parte dei traduttori italiani, ma vorrei pure sapere quanti ce ne staranno in mezzo a voi che pensano che ogni tanto qualche sforzo in più per trovare delle parole corrispondenti in italiano farebbe bene alla lingua, piuttosto che coniare bellissimi termini come bypassare, upgradabile o quant'altro (senza parlare del Ministero del Welfare)...

Ciao, Jean-Marie


[Edited at 2003-11-24 17:06]
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Lorenzo Lilli
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non ti fulmino Nov 24, 2003

Non sono tra i traduttori che ti fulminano Effettivamente me lo chiedo anch'io; a volte non trovare una traduzione per un termine può dipendere dalla pigrizia, a volte dalla voglia di non sbilanciarsi, ma immagino ci siano altri motivi. Credo che anche a questo proposito sia questione di buon senso, cioè di trovare il giusto mezzo tra le due tendenze opposte, cioè tradurre tutto e non tradurre niente. Qualcuno dice che oggi l'u... See more
Non sono tra i traduttori che ti fulminano Effettivamente me lo chiedo anch'io; a volte non trovare una traduzione per un termine può dipendere dalla pigrizia, a volte dalla voglia di non sbilanciarsi, ma immagino ci siano altri motivi. Credo che anche a questo proposito sia questione di buon senso, cioè di trovare il giusto mezzo tra le due tendenze opposte, cioè tradurre tutto e non tradurre niente. Qualcuno dice che oggi l'uso che alcuni fanno dell'inglese assomiglia all'uso del latino (anzi, latinorum) da parte di Don Abbondio: si potrebbe benissimo usare una certa espressione italiana, ma con l'inglese forse si riesce a non farsi capire, o quanto meno a impressionare l'ascoltatore. SalutiCollapse


 
gianfranco
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Anglofilia v anglofobia Nov 24, 2003

Lorenzo Lilli wrote:
...Credo che anche a questo proposito sia questione di buon senso, cioè di trovare il giusto mezzo tra le due tendenze opposte, cioè tradurre tutto e non tradurre niente.
...


D'accordo con Lorenzo, è un territorio sempre nuovo, che propone ogni giorno problemi e dilemmi sempre diversi.

L'importante è non strafare, né con l'anglofilia né con l'errore opposto: l'anglofobia!

Il fattore principale di cui tenere conto é l'uso, ma poi conta il tipo di pubblico a cui ci si rivolge (specialisti, semi-tecnico, generico, ...), e poi le esigenze o disposizioni ricevute dal cliente e, in mancanza di indicazioni precise, lo stile personale del traduttore.
Le variabili sono tante e hanno tutte i contorni molto sfumati.

ciao
Gianfranco




[Edited at 2003-11-24 17:35]


 
giogi
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Ciao Nov 24, 2003

victorhugo wrote:


So benissimo che lanciando questo post mi farò fulminare dalla maggior parte dei traduttori italiani, ma vorrei pure sapere quanti ce ne staranno in mezzo a voi che pensano che ogni tanto qualche sforzo in più per trovare delle parole corrispondenti in italiano farebbe bene alla lingua, piuttosto che coniare bellissimi termini come bypassare, upgradabile o quant'altro (senza parlare del Ministero del Welfare)...

Ciao, Jean-Marie


[Edited at 2003-11-24 17:06]

Nessun fulmine...assolutamente, soltanto che esistono delle "convenzioni" linguistiche che ci piaccia o no, e nel software, molti termini rimangono in Inglese, brutti...?!? Daccordo, ma, per non citare i soliti termini gastronomici, parliamo di musica. Adagio, Allegretto, Piano, Largo...si chiamano così anche in Inghilterra, e magari agli Inglesi non piace affatto!!!
Un bacetto


 
Flora Iacoponi, MCIL
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Victor Hugo Nov 24, 2003

[quote]victorhugo wrote:

ma vorrei pure sapere quanti ce ne staranno in mezzo a voi che pensano che ogni tanto qualche sforzo in più per trovare delle parole corrispondenti in italiano farebbe bene alla lingua, piuttosto che coniare bellissimi termini come bypassare, upgradabile o quant'altro (senza parlare del Ministero del Welfare)...

sono perfettamente d'accordo con te. A parte le convenzioni d'uso di cui parla Giovanna soprattutto nell'informatica e nel marketing che purtroppo vanno rispettate, a volte ho l'impressione che l'abuso dell'inglese stia diffondendosi in tutti i settori a volte semplicemente perché il traduttore pensa che usare il termine inglese sia più figo, o meglio cool. Niente di più sbagliato, a volte è solo un segno di inesperienza e poca padronanza della lingua. Ministero del Welfare è proprio una cattiva pensata ma c'è stato anche di peggio, ve la ricordate la Sanity card di qualche anno fa?
ciao
Flora

[Edited at 2003-11-26 16:26]


 
Lorenzo Lilli
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Sanity card? Nov 24, 2003

Flora Iacoponi wrote:

Ministero del Welfare è proprio una cattiva pensata ma c'è stato anche di peggio, ve la ricordate la Sanity card di qualche anno fa?
ciao
Flora


LOL! Questa non me la ricordavo! Beh, una volta in italiano ho dovuto parlare di bodybag perché il cliente dice così, ma era una normalissima borsa che non c'entrava niente con i cadaveri! Ho pensato di riderci sopra perché altrimenti c'era da mettersi a piangere


 
Chiara Santoriello
Chiara Santoriello  Identity Verified
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software di monitoraggio e software di tracking e proposta Nov 24, 2003

E' forse troppo difficile pensare che si tratti di due cose diverse?

Tracking- tracciamento e NON monitoraggio

Inserendo monitoring software
in Google si trovano 6,840,000 occorrenze

Inserendo tracking software
in Google si trovano 6,980,000 occorrenze.



Proposta
Indipendentemente da questo caso, perché non limitiamo l'accesso ai kudoz alle lingue verso le quali si traduce e delle quali si è veramente sicuri?
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E' forse troppo difficile pensare che si tratti di due cose diverse?

Tracking- tracciamento e NON monitoraggio

Inserendo monitoring software
in Google si trovano 6,840,000 occorrenze

Inserendo tracking software
in Google si trovano 6,980,000 occorrenze.



Proposta
Indipendentemente da questo caso, perché non limitiamo l'accesso ai kudoz alle lingue verso le quali si traduce e delle quali si è veramente sicuri? Si eviterebbero tanti errori e misunderstanding. Anch'io traduco qualcosa in inglese e in francese (quasi niente) però ho deciso di rispondere solo ai kudoz dalle mie lingue di lavoro verso l'italiano.

Chiara Santoriello
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Jean-Marie Le Ray
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Forse non mi sono spiegato abbastanza bene... Nov 24, 2003

...o forse non riesco a cogliere bene tutte le sfumature della lingua italiana, per cui rischio di inciampare in "errori e misunderstanding" (sempre in tema) di ogni genere.

Quindi cercherò di riunire tutte le mie risorse linguistiche in italiano in modo da esporre il mio punto di vista in maniera chiara ed inequivocabile.

Chiara Santoriello wrote:

E' forse troppo difficile pensare che si tratti di due cose diverse?

Tracking- tracciamento e NON monitoraggio

Inserendo monitoring software
in Google si trovano 6,840,000 occorrenze

Inserendo tracking software
in Google si trovano 6,980,000 occorrenze.



Quindi, se ho capito bene (magari riesco a capire meglio di quanto possa esprimermi, chissà?), mi viene asserito che si trovano su Google ca. 7.000.000 di occorrenze sia per "monitoring software" che per "tracking software".
Mi fa piacere, ma che c'entra con la problematica che ho esposto ? Proprio niente, credo.
Quello che dico è questo : "perchè non si usa una traduzione in italiano quando esiste una parola in italiano per esprimere un concetto inglese?".

Però a questo punto mi si dice : "E' forse troppo difficile pensare che si tratti di due cose diverse? Tracking = tracciamento e NON monitoraggio.

Ne prendo atto. Quindi vado su Google e digito "Tracking + monitoraggio" : più di 3000 risultati, di cui isolo i siti italiani (basta aggiungere site:.it nella stringa), e ottengo in finale 2.280 risultati.
E' ovvio che non posso riproporre tutti gli esempi, ma soltanto alcuni, se non altro per far vedere a chi ne potrebbe ancora dubitare che non sono l'unico a pensare che "tracking" si possa tradurre anche con "monitoraggio" :

« Tracking dell'attività dei clienti on line
Il monitoraggio delle azioni che l'utente compie sul Web

Le azioni tipiche registrate sono i click che l'utente effettua (altre come l'uso dello scroll o del resize hanno dato risultati meno significativi). A un click possono essere associati eventi e significati diversi:
- il click che richiama una pagina statica produce un dato (file di log) significativo per valutare gli interessi e il percorso di navigazione, il tempo di permanenza sulle pagine.
- il click che chiama un programma o esegue uno script produce dati (file di log, scrittura DB) e processi che possono servire per ottenere informazioni più specifiche sul cliente, eventualmente utilizzabili in tempo reale per personalizzare l'applicazione. »

http://crm.babel.it/tracking.html

Ho citato questo per primo perché calza perfettamente il contesto all'origine della domanda KudoZ :
Consumer online Behavior: Using powerful tracking software, marketers can track consumer’s movements online. By doing so, they learn a large amount about consumers interests, buying patterns, lifestyle, etc.

Ma c'è ne sarebbero molti altri :

http://www.moldflow.com/Italian/news/2001/01_04_26_EZ.htm
« Il software EZ-Track di monitoraggio della manodopera fornisce un pratico ed efficiente strumento con funzioni di tracking e reporting delle ore e attività della manodopera. »

http://216.239.39.104/search?q=cache:jKM28o-EkgQJ:www.fedex.com/it/about/pressreleases/pr021899.html%20"tracking%20software"%20+monitoraggio&hl=fr&ie=UTF-8
« Per soddisfare le particolari esigenze di monitoraggio espresse da clienti di Europa, Medio Oriente e Africa, FedEx ha inoltre recentemente introdotto FedEx WorldTM Tracking Software; si tratta di un programma autonomo ed autoinstallante basato su piattaforma Windows che, in aggiunta ai servizi di monitoraggio in tempo reale, consente, attraverso una connessione on line con FedEx, di monitorare la spedizione attraverso un numero di decodifica precedentemente definito dal cliente e di visualizzare su una mappa del mondo il percorso di un plico fino a cinque spedizioni diverse contemporaneamente. »

[PDF] Marine Tracking System 3ooo
Format de fichier: PDF/Adobe Acrobat - Version HTML
... Il Marine Tracking System 3000 (MTS3000) è un sistema per il monitoraggio in remoto
per le imbarcazioni, composto da una unità installata sulla Barca e da un ...
www.aitec.it/cf/dati/Downloads/MTS%203ooo.pdf - Pages similaires

Eurisko - Sinottica tracking pubblicità
... la finalità di fornire un servizio di monitoraggio continuativo dell ... Indagine multiclient: STP - Sinottica Tracking Pubblicità Direttori: Remo Lucchi, Romina ...
www.eurisko.it/dipartimenti/dip_stp.html - 6k - En cache - Pages similaires

Ecc. ecc.

Ora, è vero che "tracciamento" è anche usato per tradurre "tracking" (anche se viene usato perloppiù per le connessioni fisiche : "connection tracking" = tracciamento delle connessioni), però è anche vero che gli anglosassoni associano spesso e volontieri "tracking & tracing", che si potrebbe rendere (volendo, ben inteso, nessuno si senta obbligato a farlo, ci mancherebbe) con "monitoraggio & tracciamento".

A questo punto passo alla seconda parte del simpatico messaggio, dove si cerca di farmi capire tra le righe (ma forse ho la coda di paglia...) che, dopottutto, forse dovrei occuparmi soltanto delle "lingue verso le quali si traduce e delle quali si è veramente sicuri" (per quanto mi riguarda, basterebbe il singolare perché traduco esclusivamente verso il francese), ragion per cui, se vado fino in fondo al ragionamento, qualcuno come me non avrebbe neanche l'accesso ai KudoZ in italiano !!!



Proposta
Indipendentemente da questo caso, perché non limitiamo l'accesso ai kudoz alle lingue verso le quali si traduce e delle quali si è veramente sicuri? Si eviterebbero tanti errori e misunderstanding. Anch'io traduco qualcosa in inglese e in francese (quasi niente) però ho deciso di rispondere solo ai kudoz dalle mie lingue di lavoro verso l'italiano.



Quindi, carissima Chiara Santoriello, concludo dicendo che il fatto "di rispondere solo ai kudoz dalle tue lingue di lavoro verso l'italiano" non è affatto pegno o garanzia di qualità alcuna, perché bisogna pur avere una conoscenza approfondita della lingua di partenza, oppure rischi comunque di rispondere fischi per fiaschi.
Infine la questione che avevo sottoposto ai membri di Pro Z esulava totalmente dalla domanda KudoZ all'origine della mia riflessione, per cui mi dispiace che tu lo abbia preso come un fatto personale, ma non posso accettare senza reagire che mi si venga a dare dell'incompetente in questo modo, per quanto sia detto tra le righe e in modo apparentemente neutrale (ma non più di tanto).

Ciao, J-M


 
Sarah Ponting
Sarah Ponting  Identity Verified
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perché limitare l'accesso ai Kudoz? Nov 25, 2003

Chiara Santoriello wrote:

Proposta
Indipendentemente da questo caso, perché non limitiamo l'accesso ai kudoz alle lingue verso le quali si traduce e delle quali si è veramente sicuri? Si eviterebbero tanti errori e misunderstanding. Anch'io traduco qualcosa in inglese e in francese (quasi niente) però ho deciso di rispondere solo ai kudoz dalle mie lingue di lavoro verso l'italiano.




Ciao Chiara

Scusami, ma non mi trovo d'accordo su questo. Caso mai si potrebbe forse limitare l'accesso ai KudoZ alle lingue con cui lavora un traduttore (source e target - scusami Jean-Marie, se uso le parole inglesi qui). Nel mio caso l'italiano e l'inglese. Mentre non lavoro verso l'italiano, conosco molto bene i termini nei miei campi di specializzazione, proprio per il fatto che li vedo tutti i giorni da 17 anni! Infatti, capita, a volte, che la mia risposta (italiana) ai dubbi degli altri viene giudicata migliore delle alternative proposte dai traduttori di madrelingua italiana (un'esempio recente: http://www.proz.com/kudoz/573993 ). Perché io non dovrei rispondere? E guarda che ci sono tante persone che dicono di lavorare verso una lingua, che poi dalle loro domande si capisce benissimo che non conoscono in modo approfondito. In ogni caso, non mi piace l'idea di limitare l'accesso. A me non dà neanche fastidio vedere risposte da traduttori che non lavorono con nessuna delle due lingue. Non è detto che bisogna lavorare verso (o da) una lingua per conoscerla abbastanza per offrire una possibile soluzione. Basta che chi non è del tutto sicuro di quel che dice lo segnala. Certo, quello che scrive una stupidaggine e mette un livello di fiducia di 100% dovrebbe essere ripreso perché rischia di trarre in inganno chi ha fatto la domanda, ma non vedo altri problemi che giustificano una misura del genere.

Saluti e buon lavoro a tutti.

Sarah

PS - scusate il mio italiano - come ho detto sopra, non lavoro verso questa lingua, ma mi giudico comunque in grado di proporre una frase corta o un termine isolato senza rischiare di sbagliare troppo


[Edited at 2003-11-25 08:47]


 
Flora Iacoponi, MCIL
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per Lorenzo Nov 25, 2003

ciao, non mi ricordo esattamente quale Ministro della Sanità propose la Sanity card perché si tratta di qualche anno fa (5,6 boh)comunque con questo termine si voleva intendere "tessera sanitaria" mentre in realtà è venuto fuori qualcosa come "tessera di sanità mentale"! Non voglio dire che questa sia stata l'opera di un traduttore ma semplicemente che se in campo politico/pubblicitario/mediatico si accetta o incoraggia l'uso... See more
ciao, non mi ricordo esattamente quale Ministro della Sanità propose la Sanity card perché si tratta di qualche anno fa (5,6 boh)comunque con questo termine si voleva intendere "tessera sanitaria" mentre in realtà è venuto fuori qualcosa come "tessera di sanità mentale"! Non voglio dire che questa sia stata l'opera di un traduttore ma semplicemente che se in campo politico/pubblicitario/mediatico si accetta o incoraggia l'uso a sproposito dell'inglese, al povero traduttore (soprattutto se non tanto esperto) a un certo punto non rimane che adeguarsi e perpetuare lo stesso linguaggio per rivolgersi allo stesso pubblico. Con danni enormi per la lingua. Spero di essermi spiegata...
Salutoni
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Lorenzo Lilli
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Sanity card Nov 25, 2003

Flora Iacoponi wrote:

ciao, non mi ricordo esattamente quale Ministro della Sanità propose la Sanity card perché si tratta di qualche anno fa (5,6 boh)comunque con questo termine si voleva intendere "tessera sanitaria" mentre in realtà è venuto fuori qualcosa come "tessera di sanità mentale"!


Sì, avevo intuito che fosse qualcosa del genere. È frustrante pensare che siano solo i traduttori ad accorgersi di questi orrori, l'unica secondo me è prenderla con filosofia


 
Francesca Siotto
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anglofilia: passione o limitazione? Nov 25, 2003

A volte ci si trova costretti, senza volerlo, a utilizzare termini "anglofili" in un testo tutto Italiano. Ricordo perfettamente il mio caso di qualche mese fa, non sapevo come tradurre "bootstrapped" riferito a un tipo di alimentazione. Parlando con un tecnico mi suggerì di chiamarle "alimentazioni a bootstrap" perché a parer suo non c'era una traduzione migliore e che sicuramente sarebbe stato più comprensibile a chi di dovere il termine non tradotto piuttosto che un altro tradotto a tutti ... See more
A volte ci si trova costretti, senza volerlo, a utilizzare termini "anglofili" in un testo tutto Italiano. Ricordo perfettamente il mio caso di qualche mese fa, non sapevo come tradurre "bootstrapped" riferito a un tipo di alimentazione. Parlando con un tecnico mi suggerì di chiamarle "alimentazioni a bootstrap" perché a parer suo non c'era una traduzione migliore e che sicuramente sarebbe stato più comprensibile a chi di dovere il termine non tradotto piuttosto che un altro tradotto a tutti i costi. Anche su proz mi diedero lo stesso suggerimento, con mio dispiacere che proprio non volevo lasciarlo così. Quindi può anche capitare che, proprio per la ns abitudine di inglobare parole dall'Inglese, alcune di queste siano diventate tanto in uso da risultare più chiare del corrispondente italiano stesso!! Non starei tanto a discutere sul perché il richiedente abbia scelto tracking software e non software di monitoraggio- avrà avuto i suoi motivi- forse si sentiva semplicemente più sicura lasciando inalterato il termine che le aveva destato dei dubbi all'inizio.
F.
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Flora Iacoponi, MCIL
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usi e abusi Nov 25, 2003

dal blog* di un traduttore:
http://www.geocities.com/giulio_zu/lessico.html

buon divertimento!

ps: con inclusa menzione della suddetta sanity card

*da weblog, una specie di registro o diario personale in rete. Per i puristi, una possibile traduzione potrebbe essere: spazio person
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dal blog* di un traduttore:
http://www.geocities.com/giulio_zu/lessico.html

buon divertimento!

ps: con inclusa menzione della suddetta sanity card

*da weblog, una specie di registro o diario personale in rete. Per i puristi, una possibile traduzione potrebbe essere: spazio personale in rete..

[Edited at 2003-11-25 12:16]
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Massimo Rippa
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Allora dovremmo anche avere il coraggio di non farci pagare... Nov 25, 2003

victorhugo wrote:

Tanto più che a questo punto interporre un semplice "di" tra software e tracking per italianizzare il concetto mi sembra alquanto ridicolo. Perché scrivere "software di tracking" piuttosto che non lasciare "tracking software"? Sarebbe pur più logico!


Pienamente d'accordo, tuttavia, di questo caso specifico vorrei non si parlasse, non credo che a nessuno di noi interessi prolungare anche sui forum le discussioni su una domanda Kudoz specifica. Detto questo, io credo che potremmo anche, come suggerito, "lasciare cosi come sono in inglese" i messaggi, di sistema, le voci informatiche e tutte quelle cosette che per alcuni traduttori italiani risultano forse altrettanto ostiche e incomprensibili dei dialetti dell'alto Gange. Sicuramente molti bravi amministratori e utenti di sistema saranno in grado di comprenderee lo stesso quello di cui si parla, se lasciato in inglese. Tuttavia forse il nostro lavoro di traduttori non avrebbe molto senso. Noi veniamo pagati per rendere al meglio nella lingua di destinazione i concetti espressi nella lingua di origine, in caso contrario, se assumiamo che la maggior parte delle voci informatiche non vada tradotta, forse nessun tipo di documentazione informatica andrebbe tradotta e noi traduttori tecnici non dovremmo farci pagare affatto.
Altra considerazione: numeri di hit su Google: questo approccio secondo me denota il trionfo assoluto della quantità sulla qualità. Che senso ha dire "1, 2 o 3 milioni di hit su Google" se non si va a verificare la rigorosità linguistica di tali siti? Chi pensa così secondo me non ha capito molto di Internet che è sicuramente un mezzo più immediato rispetto ad altri tipi di comunicazione e spesso per questo, in siti di divulgazione tecnologica, l'urgenza di comunicare il contenuto prevale nettamente sulla qualità linguistica adottata.



[Edited at 2003-11-25 14:00]


 
Jean-Marie Le Ray
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La dimensione del problema, secondo me... Nov 25, 2003

Massimo Rippa wrote:

Pienamente d'accordo, tuttavia, di questo caso specifico vorrei non si parlasse, non credo che a nessuno di noi interessi prolungare anche sui forum le discussioni su una domanda Kudoz specifica.
(...)
Tuttavia forse il nostro lavoro di traduttori non avrebbe molto senso. Noi veniamo pagati per rendere al meglio nella lingua di destinazione i concetti espressi nella lingua di origine, in caso contrario, se assumiamo che la maggior parte delle voci informatiche non vada tradotta, forse nessun tipo di documentazione informatica andrebbe tradotta e noi traduttori tecnici non dovremmo farci pagare affatto...



Massimo,

Come ho detto in un precedente messaggio, "la questione che ho sottoposto ai membri di Pro Z esula totalmente dalla domanda KudoZ all'origine della mia riflessione" (che è stato soltanto la scintilla), e risale a parecchi anni addietro, cioè quando ho cominciato a capire sufficientemente l'italiano per farmi un'idea della lingua e della cultura.

Quindi la mia domanda non porta su un termine piuttosto che su un altro, bensì sull'atteggiamento mentale e culturale di tante persone -e, in questo caso, di molti traduttori, ahinoi!- che mi sembra molto -troppo- diffuso in Italia.
Tutti sanno che i francesi hanno idee opposte in materia, però anche i spagnoli non sono da meno.
Cito qua un articolo, scritto da sud-americano correspondante dell’Unione latina a Caracas e probabilmente tradotto in francese ( http://www.terminometro.info/B26/FR/francais_globalisation.htm ), dove espone in modo molto chiaro quello che penso a proposito.
Dice ad esempio, "quando si pensa che l'inglese produce tra 4 e 10.000 neologismi ogni anno, si ha un'idea più precisa della sfida alla quale siamo confrontati".
Quindi, soffermandoci su questo dato e prendendo come ipotesi di base un valore medio tra i due estremi, cioè 7.000 neologismi all'anno (il che non stupisce più di tanto visto la crescita esponenziale delle scienze e techniche), ciò vuol dire che sono ca. 70.000 parole nuove ogni decennio sfornate in inglese (cioè un'enormità se si pensa al bagaglio linguistico di una persona media), di fronte alle quali ogni altra cultura e lingua deve decidere come reagire per lottare contro il rischio di subire un certo impoverimento culturale oltre che linguistico, e cioè assorbire il tutto passivamente oppure cercare di fare lavorare l'inventiva ed il genio di ogni popolo semplicemente per farsi che la gente comune possa leggere un giorno il manuale d'uso del proprio computer, videoregistratore, frigorifero o non so che nella sua lingua, italiano, koreano o tagalog che sia...

Ora, aldilà di ogni accusa di sciovinisma o altro, queste cifre rappresentano con forza un vero problema, e penso che i traduttori sono in prima linea visto che ci confrontiamo con questa realtà ogni giorno.
Quindi, quando mi si risponde facendo solo un confronto tra anglofilia e anglofobia e liquidando la cosa con due parole, penso soltanto che è un modo di voler vedere solo la punta dell'iceberg ed anche un comodo escamotage (ecco che ne ho piazzato una che non è inglese) per non misurare l'ampiezza del problema.

Ciao, Jean-Marie


 
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