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Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente?
Thread poster: María José Iglesias
Paola Dossan
Paola Dossan
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Il mio pensiero Aug 1, 2012

Ciao Maria Jose',
Il mio modesto parere e' che ci siano migliaia di persone che raccontano balle a ripetizione solo x farsi belli. Cosi' spieghi tutti i punti cui hai accennato. Conosco personalmente diverse persone che lo fanno: presunti interpreti che raccontano di grandi esperienze, ma poi scopri che sono a casa a tradurre e se provi a contattarli x condividere una cabina ti rispondono che devono consegnare un grosso progetto di traduzione (nulla di male a tradurre, bene inteso che lo f
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Ciao Maria Jose',
Il mio modesto parere e' che ci siano migliaia di persone che raccontano balle a ripetizione solo x farsi belli. Cosi' spieghi tutti i punti cui hai accennato. Conosco personalmente diverse persone che lo fanno: presunti interpreti che raccontano di grandi esperienze, ma poi scopri che sono a casa a tradurre e se provi a contattarli x condividere una cabina ti rispondono che devono consegnare un grosso progetto di traduzione (nulla di male a tradurre, bene inteso che lo faccio anche io!). Ma conosco anche traduttori a cui offri 500 parole da venerdi' alle 12 x martedi' mattina, con supplemento urgenza, e accampano palesemente scuse x non farlo (tipo: sto aspettando la conferma di un grosso progetto...).
Forse sono prevenuta, ma di solito chi fa il grandone non lavora tanto e, men che meno, guadagna compensi a livelli professionali.
Scusate, soffro il caldo e ho voglia di andare in vacanza (manca poco)... Forse sono un po' inacidita x quello, o forse perche' ho appena avuto a che fare con una di queste persone e ne sono infastidita.
Buone vacanze a tutti.
Paola
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Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Anche io sono arrivata a certe conclusioni... Aug 2, 2012

...come ad es. cosiddetti colleghi che passano il tempo a lamentarsi delle tariffe basse e in genere non fanno altro. C'è anche chi traduce per hobby, per sentirsi "realizzato" e perché non ha niente di meglio da fare, o altre simili amenità.

Anche se il mio lavoro mi ha dato e continua a darmi varie soddisfazioni, essenzialmente lavoro per pagare le bollette e perché non ho nessuno che mi mantiene, non per passatempo, hobby o realizzazione personale.
Se potessi andare in
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...come ad es. cosiddetti colleghi che passano il tempo a lamentarsi delle tariffe basse e in genere non fanno altro. C'è anche chi traduce per hobby, per sentirsi "realizzato" e perché non ha niente di meglio da fare, o altre simili amenità.

Anche se il mio lavoro mi ha dato e continua a darmi varie soddisfazioni, essenzialmente lavoro per pagare le bollette e perché non ho nessuno che mi mantiene, non per passatempo, hobby o realizzazione personale.
Se potessi andare in pensione lo farei domani...se potessi trovare un modo per non lavorare, sicuramente non starei a tormentare me stessa e magari anche gli altri con le traduzioni...tuttavia, quello che fanno gli altri sinceramente non mi interessa, non rappresenta per me né un dubbio esistenziale, ma neanche un dubbio marginale. Esistono tanti modi di essere, e ognuno ha un suo perché e un suo motivo di esistere...

[Modificato alle 2012-08-02 03:17 GMT]
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Daniele Vasta
Daniele Vasta
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mio parere Aug 2, 2012

Io sono convinto che ognuno deve mantenere e gestire la propria professione come meglio crede. Io per mia natura sono uno "stakanovista" e cerco sempre di ingrandire il mio parco clienti e di non essere troppo schizzinoso o osigente con le scadenze (sempre entro limiti ragionevoli) senza contare il fatto che ogni giorno mi alzo dal letto felice pensando "Oggi mi aspettano un sacco di cose da fare". Ognuno può dire ciò che vuole: può dire che non accetta una tariffa inferiore a x, può dire ch... See more
Io sono convinto che ognuno deve mantenere e gestire la propria professione come meglio crede. Io per mia natura sono uno "stakanovista" e cerco sempre di ingrandire il mio parco clienti e di non essere troppo schizzinoso o osigente con le scadenze (sempre entro limiti ragionevoli) senza contare il fatto che ogni giorno mi alzo dal letto felice pensando "Oggi mi aspettano un sacco di cose da fare". Ognuno può dire ciò che vuole: può dire che non accetta una tariffa inferiore a x, può dire che fattura al max y € all'anno e ognuno può trarre le conclusioni che desidera partendo da premesse aleatorie. Quindi secondo me tutto andrebbe un po' preso con le pinze. Io amo il mio lavoro e per me è uno spunto di continua crescita e soddisfazione. Gli introiti ci sono e ovviamente alla fine quello che ci mettiamo in tasca viene dimezzato non di certo per colpa nostra (se non per la colpa di essere italiani) e di avere una pressione fiscale alle stelle. Io nel mio piccolo sono convinto che ci deve pur essere una soluzione per pagare meno tasse, sempre rimanendo nella massima trasparenze. Bisognerebbe solo analizzare a fondo e magari interpellare i giusti soggetti competenti. Detto il mio modesto parere mi ritiro nella mia "miniera"Collapse


 
Giovanni Guarnieri MITI, MIL
Giovanni Guarnieri MITI, MIL  Identity Verified
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La mia impressione... Aug 2, 2012

è che la gente non abbia poi tanta voglia di lavorare. Sono in vacanza (tra l'altro in Sicilia) e sto lavorando. Sì, perché il lavoro mi arriva e lo faccio... forse sono un materialista, ma non ci vedo nulla di male a lavorare un po' la mattina presto (anche in vacanza), invece di alzarmi a mezzogiorno. O andare in spiaggia per 5 ore di seguito...

 
Daniele Vasta
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la penso esattamente come te Aug 2, 2012

Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:

è che la gente non abbia poi tanta voglia di lavorare. Sono in vacanza (tra l'altro in Sicilia) e sto lavorando. Sì, perché il lavoro mi arriva e lo faccio... forse sono un materialista, ma non ci vedo nulla di male a lavorare un po' la mattina presto (anche in vacanza), invece di alzarmi a mezzogiorno. O andare in spiaggia per 5 ore di seguito...



Anche io sono stato per 2 settimane al mare con mia moglie e sono riuscito a conciliare lavoro e vacanza.
In che parte della Sicilia ti trovi adesso?


 
Giovanni Guarnieri MITI, MIL
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Castellammare del Golfo... Aug 2, 2012

Daniele Vasta wrote:

Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:

è che la gente non abbia poi tanta voglia di lavorare. Sono in vacanza (tra l'altro in Sicilia) e sto lavorando. Sì, perché il lavoro mi arriva e lo faccio... forse sono un materialista, ma non ci vedo nulla di male a lavorare un po' la mattina presto (anche in vacanza), invece di alzarmi a mezzogiorno. O andare in spiaggia per 5 ore di seguito...



Anche io sono stato per 2 settimane al mare con mia moglie e sono riuscito a conciliare lavoro e vacanza.
In che parte della Sicilia ti trovi adesso?


Bellissima... abbiamo una vista pazzesca sul mare dalla casa... da buon calabrese, non mi posso lamentare...


 
Riccardo Schiaffino
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Una risposta importante è già implicita nella tua premessa Aug 2, 2012

María José Iglesias wrote:

...alcuni di questi, si vantano di ... non lavorare con agenzie italiane perché “le tariffe sono troppo basse”.


Secondo me, la risposta principale è già li: chi decide di non lavorare perché "le tariffe (delle agenzie) sono troppo basse" ha già fatto un errore fondamentale: considerare le tariffe responsabilità dell'agenzia, e non sua.

Sono cose già dette in passato, ma che forse val la pena di ripetere: il semplice dire "le tariffe delle agenzie" significa aver già alzato, psicologicamente, bandiera bianca.

C'è una bella differenza tra il dire

"le agenzie mi pagano tariffe da fame" (tutti ce l'hanno con me, che sono piccolo e debole - chiamiamolo l'atteggiamento del traduttore Calimero)

e

"(certe) agenzie non si possono permettere le mie tariffe" (meglio cercare di orientarmi verso quelle che invece possono... o magari vedere di trovarmi più clienti diretti - chiamiamolo l'atteggiamento di chi ha deciso che fare il traduttore vuol dire svolgere una vera attività commerciale in proprio).


Ho anche notato che questi stessi traduttori rifiutano spesso e volentieri dei lavori anche quando i tempi di consegna non sono molto brevi (per esempio 5 cartelle entro 4 giorni). Mi riferisco anche a lavori semplici che non richiedono una competenza specifica o un alto livello di specializzazione ma anche a lavori più corposi, interessanti, non particolarmente urgenti ma più specialistici.


Le ragioni possono essere tante: dai traduttori che hanno deciso di non accettare più di una certa mole di lavoro complessiva (perché in realtà non lavorano come traduttori a tempo pieno), a quelli che hanno deciso di non accettare mai più di tot da ogni singolo cliente "per lasciarsi liberi in caso che altri clienti chiamino" (il che è sbagliato per varie ragioni, ma forse ci porta fuori tema).

1) Come è possibile che un traduttore professionista affermato che dice di lavorare esclusivamente nella traduzione (magari afferma anche di essere specializzato) non riesca ad arrivare a quella somma?

2) Come è possibile che un traduttore che non supera i 30.000 euro all’anno di fatturato, rifiuti lavori con tanta facilità e in modo ripetuto?


Nel caso 1): lavorare a tariffe troppo basse, molto probabilmente perché, come dicevo prima, il traduttore ha abdicato alla sua responsabilità di imporre le sue tariffe, e accetta invece supinamente quelle propostegli.
Intendiamoci, non è che se un'agenzia non è disposta (o non è in grado) di pagare più di tanto, accetterà certe tariffe dai traduttori - ma i traduttori devono anche rendersi conto che certi clienti è meglio perderli che trovarli.
Ho poi l'impressione che certi traduttori (non tutti, ma troppi) pensino che le tariffe che si vedono in siti come questo siano la norma, e non solo la parte più bassa del mercato. Se ti abitui a vedere le tariffe che si vedono qui (5 centesimi, 3 centesimi, 0 centesimi - il signore è disposto a pagare pur di tradurre? Aggiudicato!), poi quando devi decidere la tua sarai psicologicamente orientato a tenerla bassa (magari senza ragione).

Per il caso 2), invece, la ragione potrebbe essere, almeno a volte, consciamente o inconsciamente, il considerare il lavoro di traduttore non un lavoro vero, ma un ripiego, o qualcosa che si fa per arrotondare (tanto a pagare l'affitto ci pensa qualcun altro).
In altri casi la ragione del caso 2) può essere la mancanza di una vera specializzazione, il che può portare (giustamente) a rifiutare lavori che si ritiene di non essere in grado di fare.

Capisco che la crisi è un fatto reale eppure mi sembra che per i bravi traduttori il lavoro non manchi.

Non manca, e se poi andiamo a vedere quelli che lavorano nelle fasce più alte del mercato (gente che lavora non per le agenzie, ma direttamente per certi clienti ben coscienti dell'importanza della qualità - a tariffe da 50 centesimi a parola, 150 dollari l'ora, o più), dico che nel loro mercato quello che mancano sono i traduttori in grado di soddisfare le esigenze dei clienti, altro che il contrario.

Sono arrivata soltanto ad alcune ipotesi:

1) Forse sono lenti e non producono;

Possibile, specie considerato il luddismo di certi traduttori che si rifiutano di prendere in considerazione gli strumenti di traduzione moderni. I CAT non sono per tutti (non servirebbero quasi a niente ai traduttori editoriali, e possono essere controproducenti per certi lavori più creativi), ma per i lavori per i quali sono adatti (la grande maggioranza del lavoro di traduzione), aiutano ad accelerare (e spesso a migliorare) il lavoro significativamente.

2) forse non sono specializzati come dicono (altrimenti potrebbero permettersi di applicare tariffe migliori e di lavorare un po' più in fretta);

Spesso vero. Ed essere specializzati, ma poi accettare troppo lavoro fuori dal proprio ambito specialistico poi significa rimanere generalisti.
Riguardo alle specializzazioni c'è anche da dire che troppi traduttori si dicono specializzati (e credono sinceramente di esserlo, magari), quando in realtà non lo sono. Non mi ricordo chi aveva detto, tempo fa, che un traduttore specializzato è uno che potrebbe andare a un congresso dedicato alla sua specializzazione (un traduttore specializzato in fisica, ad esempio, ad un congresso di fisici) e poter sostenere almeno dieci minuti di conversazione con gli specialisti senza far vedere in modo evidente che non è un membro di quella professione - una specie di test di Turing per traduttori, diciamo.

3a) forse tengono ancora un piede sull’attività di traduzione e l’altro sull’insegnamento, diventando effettivamente poco gestibile l’attività freelance che richiede spesso una costante reperibilità;

La mancata reperibilità può essere un fattore molto controproducente, a prescindere dal perché uno non si rende reperibile. Per mia esperienza trovo che una soluzione molto efficace sia di associarsi con altri traduttori in modo da poter offrire reperibilità più o meno continua.

3b) si lamentano delle tariffe e poi si propongono forse a poco o a pochissimo (e per questo non arrivano a fatturare);

Senz'altro vero, in certi casi. A me spesso arrivano curricula di traduttori, che, fin dall'inizio, si propongono a tariffe stracciate, e disposti comunque ad abbassarle. Se ci aggiungi che i messaggi d'accompagnamento non sono quasi mai mirati ("Dear Sir or Madam"), e che spesso contengono errori di lingua, non c'è da stupirsi se poi non trovano il lavoro sperato.

4) forse scelgono proprio di guadagnare di meno per pagare meno tasse

No, questa non mi sembra giusta, né probabile.

5) forse fanno qualche lavoro giusto per arrotondare lo stipendio del marito/moglie

Ho l'impressione che questo sì, spesso accada.

6) forse lavorano in nero.

Difficile: chi glielo passa il lavoro in nero? Tu conosci molte agenzie (o clienti diretti) che accettino di non ricevere regolare fattura?


 
gianfranco
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I traduttori non "vogliono" saperne di condurre un business Aug 2, 2012

Riccardo Schiaffino wrote:
Secondo me, la risposta principale è già li: chi decide di non lavorare perché "le tariffe (delle agenzie) sono troppo basse" ha già fatto un errore fondamentale: considerare le tariffe responsabilità dell'agenzia, e non sua.

Sono cose già dette in passato, ma che forse val la pena di ripetere: il semplice dire "le tariffe delle agenzie" significa aver già alzato, psicologicamente, bandiera bianca.

C'è una bella differenza tra il dire

"le agenzie mi pagano tariffe da fame" (tutti ce l'hanno con me, che sono piccolo e debole - chiamiamolo l'atteggiamento del traduttore Calimero)

e

"(certe) agenzie non si possono permettere le mie tariffe" (meglio cercare di orientarmi verso quelle che invece possono... o magari vedere di trovarmi più clienti diretti - chiamiamolo l'atteggiamento di chi ha deciso che fare il traduttore vuol dire svolgere una vera attività commerciale in proprio).


Riccardo,
in teoria sono d'accordo con quanto hai scritto sopra, perfettamente corretto, ma poi, nella grande maggioranza dei casi non corrisponde alla realtà, e quindi non serve. Il tuo suggerimento, per la maggioranza dei traduttori, è come se fosse scritto in linguaggio Klingon.
Ben pochi lo recepiscono, e ora mi spiego meglio, con esempi.


Andrebbe tutto bene, anche dire queste cose (1 o 2 volte basterebbero per una generazione intera) se la maggior parte dei traduttori possedessero, in dosi normali, il comune senso pratico nel condurre un'attività economica autonoma.
Invece, a quanto vedo, pare che questa funzione venga asportata chirurgicamente, forse durante gli studi di lingue o di traduzione. Non so perché, non so come, ma è quello che accade!
In generale, i traduttori hanno pochissima propensione a calcolare, inclusi i calcoli e le altre valutazioni accessori indispensabili per determinare una tariffa, "la loro tariffa", il valore del proprio servizio!!
E ancor meno ritengono che sia normale proporla ai clienti, come invece è normale in tutte le altre attività.

Poi ci possono essere anche delle trattative o richieste di sconti o accomodamenti vari del caso, ma la prima mossa (sotto forma di offerta, o listino, o cifra indiativa) dovrebbe venire dal traduttore/fornitore.

Il traduttore medio, invece, quando vede numeri tende a sbarellare e a mostra la parte bianca degli occhi. Non parliamo di quando deve (orrore!!) fare due conti un po' più sofisticati per verificare la sostenibilità del proprio business!

Ho sentito spesso persone che a questo punto dicono "ho scelto lingue perché non capisco i numeri...", oppure "ah, io odio la matematica!", tout-court, oppure "Non so usare Excel", e frasi simili.
Intendiamoci, sono tutte cose legittime e oneste, ma poi al momento di affrontare una libera professione che, tra le altre mille cose, include l'esigenza di avere un minimo di competenza e di capacità nel farsi i conti, ovvero di maneggiare dei numeri, saltano fuori i problemi, sia per la persona in oggetto al momento che per l'intera categoria, visto che poi i praticanti con questo problema sono una maggioranza.

Per dire, un comune pizzicagnolo, sant'uomo eh!, come quello che ha la bottega sotto casa nostra, che forse ha preso la terza media a fatica ripetendo 4 volte, quando ci vende la mortadella sa che fa, diciamo 2 euro all'etto, sa far di conto a mente meglio di una intera conferenza di traduttori con un laptop a testa.
Quando ci pesa 2 etti e 20 grammi, che fa 4.40 euro, ci mette anche due fogli di carta oleata e fa 5 euro (aggiunge la carta oleata, due fogli)!

Il traduttore invece, quando mette la sua "mortadella letteraria" sulla bilancia, per poco non chiede al cliente quanto pesa. Il cliente dice "facciamo due etti", e vabbe', ma poi gli chiede anche "Ah, e quanto fa?", con le ovvie conseguenze. Infatti, non costa mai quanto dovrebbe...

A fronte di un 80%, 90% forse anche il 95% di concorrenti che lavorano in questo modo (sì, lo so, sono un ottimista) e con un 100% dei clienti che lo sanno perfettamente (e ne approfittano con gusto!), anche se qualche traduttore impara la lezione, di fronte alle valanghe di nuovi "letterati non numerati" che arrivano ogni anno sul mercato, che partono praticamente tutti da "zero in business", e altre anomalie del settore (che ora non cito), ho concluso che si tratta di una battaglia persa, con molte vittime sul campo.

Io ho sofferto per anni, nel mio piccolo ho provato a combattere, ma ora mi arrendo. Non voglio essere un'altra vittima di un settore che non accenna a raddrizzare nessuna delle sue storture fondamentali.
E questa è solo una, la cito solo perché è saltata fuori nel discorso.

Mi ritiro da queste battaglie inutili, un business può essere rovinato da una crisi, da una rivoluzione tecnologica, o da altre cause, ma non può andare a rotoli per colpa degli stessi praticanti, che a migliaia si buttano con entusiasmo a lavorare in perdita, in perfetto stile "lemmings".

Personalmente non accetto di essere trascinato verso il baratro economico, perché chi fa un prezzo adeguato al servizio offerto, o al costo della vita, viene emarginato dai clienti mangiatori di lemmings, e non posso difendermi in alcun modo.

Mi sto orientando verso un business dove il prezzo lo fanno i fornitori, come è normale, e dove il cliente che chiede un servizio sa che gli serve, sa che ha bisogno delle conoscenze del fornitore, e paga la tariffa richiesta, salvo i normali aggiustamenti e contrattazioni del caso.
Mi spiace, ma la traduzione, in generale, è un "buyer's market on steroids", e non va bene.

Esempio a caldo:
Alcuni giorni fa mi hanno offerto un lavoro a 0.07$ a parola, come accade spesso, un cliente che arriva già con il cartellino del prezzo nella prima email. E vabbe'...
Io comunque ero interessato al lavoro e ho proposto una tariffa alternativa, sicuramente non esorbitante, diciamo equa, ma anche ben superiore alla loro, e hanno accettato!!
Benissimo il CV, le referenze, gli argomenti di specializzazione, assicurazioni reciproche che era necessaria una elevata qualità nel lavoro, e tutto sembrava molto "kosher".
Due giorni dopo mi hanno scritto dicendo che il lavoro era stato assegnato ad altra persona, candidamente ammettendo che la tariffa era molto più bassa della mia.
Avranno pattuito gli iniziali 0.07$?, o forse 0.06$?, o magari 0.00lemming$? meno ancora? Chissà!
E questa è la situazione che mi ha portato a contare per il mio reddito principale su un'altra attività...

Adesso ho un'altra trattativa in corso, perché "ancora" lavoro come traduttore, ma posso permettermi il lusso (perché pare che sia un lusso) di fare un prezzo, il mio prezzo, di essere preso per bizzarro, e anche di fare spallucce quando non va in porto, perché mi sono organizzato in modo da non dipendere da questa situazione, altrimenti sarei nudo sotto un ponte, da anni!!

GF



[Edited at 2012-08-02 18:13 GMT]


 
Angie Garbarino
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Completamente in disaccordo Aug 2, 2012

gianfranco wrote:
I traduttori non "vogliono" saperne di condurre un business........... se la maggior parte dei traduttori possedessero in dosi normali un comune senso pratico nel condurre un'attività economica autonoma. Invece, a quanto pare, questa funzione viene asportata chirurgicamente durante gli studi di lingue o di traduzione.


Questa affermazione può essere valida al massimo per un 10%, conosco molti traduttori e tutti sanno bene come farsi i conti.



A fronte di un 80%, 90% forse 95% di concorrenti che lavorano in questo modo (sì, lo so, sono un ottimista)


Qui poi il disaccordo supera se possibile il 100%, io non conosco nessuno che lavora così.


Mi ritiro da queste battaglie inutili, un business che va a rotoli per colpa dei miei stessi concorrenti, che si buttano con entusiasmo a lavorare in perdita in perfetto stile "lemmings", non puo' che trascinarmi verso il baratro economico.


Questo certo non vale per tutti, né tanto meno per il 90%.


Questo è quello che penso e mi permetto di dirlo.


[Edited at 2012-08-02 21:03 GMT]


 
Riccardo Schiaffino
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Risposta al primo intervento di Gianfranco Aug 2, 2012

Gianfranco, poi rispondo anche a quello che dici nella tua risposta a me... questo l'ho scritto mentre mi stavi rispondendo, quindi ci siamo un po' incrociati.

gianfranco wrote:
Se si vuole più lavoro ma non lo si trova, potrebbe essere un problema nel marketing, oppure nell'organizzazione del tempo

Tutte cose che a mio parere ricadono sotto la voce "rendersi conto che bisogna sapere gestire un'attività commerciale"

In generale, penso che anche se il lavoro è tanto, i traduttori sono troppi e la "fetta media" di lavoro sta diventando sempre più piccole.

Secondo me dipende. Questo è verissimo nella fascia bassa del mercato (quella dove i traduttori si trovano a competere per prezzo con Google translate), e forse vero anche nella fascia "media". Non lo è, per niente, nelle fasce di mercato che cercano qualità, come dicevo nella risposta a Maria José.

Direi addirittura che mi sento di consigliare vivamente a tutti di coltivare una seconda fonte di reddito, che sia anche solo il 10%, inizialmente, o il 30% o che diventi il 75% del loro reddito, è meglio saper fare qualcos'altro E FARLO! Questo per essere pronti, in caso di problemi seri nel settore ad avere un reddito alternativo.
In altri termini, sconsiglio di tenere tutte le uova nello stesso paniere.

Sono d'accordo per il consiglio di non tenere tutte le uova nello stesso paniere - ma non se questo significa effettuare la traduzione solo come lavoro part-time o secondario.
Per "non tenere tutte le uova nello stesso paniere" io forse intendo una cosa diversa, e cioè saper gestire i clienti in modo che nessuno abbia mai un potere contrattuale tale da impormi scelte che non desidero fare. Faccio un esempio: un paio d'anni una delle più grosse agenzie di traduzione a livello globale (chiamiamola TigerFord, tanto per inventarci un nome a caso) ha approfittato della situazione disastrata dell'economia mondiale per esigere dai fornitori uno sconto "obbligatorio" del 5% su tutte le fatture emesse da novembre a gennaio. Almeno, questa era la loro intenzione. I traduttori che lavoravano esclusivamente per TigerFord, o per i quali TigerFord costituiva una fetta preponderante del fatturato si sono trovati costretti per paura di perdere il loro unico cliente a concedere lo sconto "obbligatorio". Molti altri traduttori, però, per i quali TF non rappresentava una percentuale preponderante del fatturato, si sono rifiutati di concedere lo sconto... e hanno continuato regolarmente a ricevere lavoro e a fatturarlo alle tariffe pattuite.

Fatturare 55mila euro (prendiamo una cifra media tra 50 e 60) significa produrre 5000 euro di media per 11 mesi, o 5500 per 10 mesi, che con le tariffe medie attuali diventa improbabile.

Anche lavorando (quasi) esclusivamente per agenzie, io invece 5000 o 5500 al mese lo vedo come abbastanza normale. Ma (certo) non per i lavori provenienti dai portali o dalle mega-agenzie tipo TigerFord.

Attenzione, non si confonda il fatturato con il reddito. Il fatturato lordo include tutta una serie di costi ed esborsi di varia natura, mentre per reddito intendo quanto rimane in tasca, spendibile netto per la famiglia, per i consumi e anche per creare un fondo di sicurezza, per un po' di risparmi, ecc...

Vero e stravero... ed è per questo che chi di noi vive in paesi con una fiscalità più ragionevole che in Italia si trova molto meno in difficoltà.


 
texjax DDS PhD
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A me non sembra poi così "normale" Aug 2, 2012

Riccardo Schiaffino wrote:

Fatturare 55mila euro (prendiamo una cifra media tra 50 e 60) significa produrre 5000 euro di media per 11 mesi, o 5500 per 10 mesi, che con le tariffe medie attuali diventa improbabile.


Anche lavorando (quasi) esclusivamente per agenzie, io invece 5000 o 5500 al mese lo vedo come abbastanza normale.


Se parliamo di euro fanno 66.000 euro all'anno, che convertiti in moneta USA (calcolando 1 euro=1.22 dollari) sono 80.520 dollari.

Francamente non mi sembra un fatturato abbastanza normale in nessuna delle due valute.
Anche 66.000 dollari all'anno non credo sia un fatturato abbastanza normale. Non dico che sia impossibile, ma non mi sembrano cifre raggiungibili dai più.

Se a questo si aggiunge il fatto che in genere non tutte le parole che si traducono al giorno (o al mese) sono nuove e quindi pagate per intero, le cifre di cui sopra diventano ancora più improbabili, temo.


 
gianfranco
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Precisazione Aug 2, 2012

ciao Tex,

io veramente ho citato le cifre di 50-60mila EUR come il livello ottimale o auspicabile di fatturato lordo, adottando poi per semplicità la cifra intermedia di 55mila. La comodità era data dal fatto che veniva facile calcolare che su 11 mesi di lavoro (e 1 di ferie), consentiva di fare calcoli con la cifra tonda di 5000 EUR al mese, e quindi 250 EUR al giorno per 20 gg effettivi. E giu' il resto dei calcoletti.

Puoi rivedere i conti in dollari, corrisponde
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ciao Tex,

io veramente ho citato le cifre di 50-60mila EUR come il livello ottimale o auspicabile di fatturato lordo, adottando poi per semplicità la cifra intermedia di 55mila. La comodità era data dal fatto che veniva facile calcolare che su 11 mesi di lavoro (e 1 di ferie), consentiva di fare calcoli con la cifra tonda di 5000 EUR al mese, e quindi 250 EUR al giorno per 20 gg effettivi. E giu' il resto dei calcoletti.

Puoi rivedere i conti in dollari, corrisponderebbero non a 82mila lordi totali, ma a circa 6000$ al mese ovvero 66mila lordi all'anno in 11 mesi di lavoro.

Comunque, a parte le cifre, non ho neppure detto che siano normali. E infatti non lo sono!
Altrimenti non saremo qui a discutere le possibili cause.


Ho detto che sarebbero queste le cifre auspicabili, sufficienti a mantenere una famiglia e ad avere del margine per imprevisti, previdenza, ecc... (che sono doverose e non un obiettivo mitico...) se solo questo settore non fosse caratterizzato da problemi fondamentali e culturali, e si sia di fatto trasformato in un "buyer's market on steroids".

Altrimenti, un buon traduttore freelance maturo, dedicato alla professione full-time, dopo avere costruito un buon parco clienti e ricevendo un flusso di lavoro regolare, non avrebbe tanti problemi a raggiungere queste cifre, che oggi sono raggiunte da ben pochi.
Se le tariffe sono più depresse del Mar Morto, ovviamente questo fatturato auspicabile, che sarebbe sufficiente a sostenere una famiglia, il costo della vita e le tasse (parlo per l'Europa) non è né normale né diffuso, e questo era il senso del mio discorso.

GF



[Edited at 2012-08-02 23:06 GMT]
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Riccardo Schiaffino
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Beh, io intendo 5000 o 5500 dollari al mese Aug 2, 2012

texjax DDS PhD wrote:

Anche 66.000 dollari all'anno non credo sia un fatturato abbastanza normale. Non dico che sia impossibile, ma non mi sembrano cifre raggiungibili dai più.


Sì, intendevo "dollari" al mese - quindi 55.000 - 60.000 dollari l'anno.

Scusate la confusione con i poveri eurini (finché durano...) anche perché se si guadagnano 55 - 60 mila dollari lordi all'anno, poi dopo aver pagato tutte le tasse e contributi vari, ne rimangono in tasca parecchi di più (anche convertiti in Euro) che non la cifra equivalente in euro (dopo le tasse).

Se non mi sbaglio uno degli ultimi compesation survey dell'ATA riportava una media di 52.000 dollari, infatti.

[Edited at 2012-08-02 21:22 GMT]


 
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Precisazione Aug 2, 2012

gianfranco wrote:

ciao Tex,

Puoi rivedere i conti in dollari, corrisponderebbero non a 82mila lordi totali, ma a circa 6000$ al mese ovvero 66mila lordi all'anno in 11 mesi di lavoro.


Ciao GF!

Io veramente mi riferivo a 5500 euro per 12 mesi (io 1 mese di vacanza non me lo prendo, per esempio) convertiti in dollari a 1.22, che fanno esattamente 82mila verdoni all'anno dalle mie parti. In tal caso mi accontenterei
Poi Riccardo ha precisato che intendeva 5000-5500 dollari, invece, cosa che dal suo intervento sul tema non era chiara, dato che non aveva specificato e nello stesso intervento citava te che parlavi di euro (o eurini).

Ad ogni modo, qualsiasi sia la valuta utilizzata, sono cifre di tutto rispetto altrimenti, come dici tu, non staremmo qui a discutere.

Se le tariffe sono più depresse del Mar Morto, ovviamente questo fatturato auspicabile, che sarebbe sufficiente a sostenere una famiglia, il costo della vita e le tasse (parlo per l'Europa) non è né normale né diffuso, e questo era il senso del mio discorso.


Il senso del discorso l'ho capito perfettamente, il mio intervento come ho spiegato in realtà era rivolto all'altro profugo .

Anche dopo tutte le rettifiche e spiegazioni, personalmente non credo neanche che 52K sia poi così "normale" da queste parti nonostante i sondaggi dell'ATA (anche se, beninteso, è una cifra raggiungibile).

Ciao!



[Edited at 2012-08-03 00:09 GMT]


 
gianfranco
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Totale ore di lavoro produttivo annuo - un valore di riferimento Aug 2, 2012

ciao Tex,

in verità, non si possono fare i conti su queste basi di 12 mesi, non 'a priori'. Espando il concetto...


Se vogliamo parlare di lavoro sostenibile, ritengo che si debba tenere presente, come parametro temporale, quanto si possa produrre in circa 8 ore al giorno, per circa 20 giorni al mese e per circa 11 mesi all'anno.

Il fatto che Tizio lavori sistematicamente 14 ore, Caio lavori 29 giorni al mese, e Sempronio 12 mesi senza ferie non ha
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ciao Tex,

in verità, non si possono fare i conti su queste basi di 12 mesi, non 'a priori'. Espando il concetto...


Se vogliamo parlare di lavoro sostenibile, ritengo che si debba tenere presente, come parametro temporale, quanto si possa produrre in circa 8 ore al giorno, per circa 20 giorni al mese e per circa 11 mesi all'anno.

Il fatto che Tizio lavori sistematicamente 14 ore, Caio lavori 29 giorni al mese, e Sempronio 12 mesi senza ferie non ha rilevanza.
Al limite Tizio ha problemi finanziari o sostiene una famiglia di 5 figli, 2 anziani genitori e 6 cugini di secondo grado, e che sia obbligato da loro o per sua scelta decide di lavorare 14 ore, mentre Caio è un orso antisociale che non ha altri interessi che il lavoro e Sempronio vive in paradiso e non va mai in vacanza. Ma questi sono casi personali, o casi limite, che non possono essere presi per fare dei calcoli medi generici.

In realtà, già parlando di 8 ore produttive nette al giorno, tutti i giorni, stiamo già esagerando, perché sappiamo tutti che oltre ai lavori fatturabili (traduzioni, revisioni, interpretariati o consulenze che siano) ogni settimana o mese ci sono altre incombenze (contatti per potenziali lavori, preventivi, marketing, studio e aggiornamento, ore di ricerca, ecc...) che alla fine significano stare incatenati alla sedia 10-11 ore per produrre veramente 8 ore, ed è già uno sforzo da stakanovisti. Otto ore nette produttive al giorno!!

Un po' meglio andiamo con i 20 giorni netti al mese, che almeno non sono 22 o 25, e quindi lasciano un margine per vita privata, fine settimana e anche qualche incombenza amministrativa (appuntamento col commercialista, il giorno della fatturazione, ecc...).

Insomma, una base di 8 ore x 20 gg x 11 mesi è una valutazione medio-alta, diciamo abbastanza plausibile, che non è giusto ritoccare per parlare in generale e fare dei conti indicativi che non siano fuori dal mondo.
A completare questo dettaglio, si può dire che un tempo pieno annuale può essere stimato in 8x20x11 = 1760 ore teoriche produttive.
Ognuno si organizza poi come crede, le può diluire in 28 giorni al mese, ma solo per 9 mesi e andare in vacanza per tre, o come pare, ma la cifra massima è intoro a questi valori, non bassi, di 1700-1800 ore produttive stimate e teoriche all'anno. Tutto qui.


GF

[Edited at 2012-08-02 23:42 GMT]
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